Lot Nr. 73


Pietro Paolini


(Lucca 1603–1682) Erfinder von mathematischen Instrumenten/ Costruttore di strumenti matematici, Öl auf Leinwand, 87,3 x 66,5 cm, gerahmt

Provenienz: europäische Privatsammlung/collezione privata europea

Ausstellung / Esposizione: Pisa, Palazzo Blu, Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, 9. Mai - 19. Juli 2009, Nr. 145

Literatur: Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, catalogo della mostra, Pisa, 9 maggio - 19 luglio 2009, n. 145

Dieses Gemälde, welches erst kürzlich publiziert wurde, stellt eine wichtige Erweiterung im Katalog über Pietro Paolini, dar. Der Künstler, 1603 in Lucca geboren, wurde mit sechzehn Jahren vom Vater zu Studienzwecken nach Rom geschickt, wo er unter der Anleitung von Angelo Caroselli in den verschiedensten Malerschulen wie z. B. jener des Caravaggio oder der Bologneser und Florentiner Schule, unterwiesen wurde. Im Jahre 1628 begibt er sich nach Venedig, um seine Kenntnisse der venezianischen Malerei zu vertiefen, kehrt jedoch 1631 nach Lucca zurück. Die darauffolgenden fünfzig Jahre lebt Paolini, vermutlich ständig, in seiner Geburtsstadt wo er 1640 die ‘l’Accademia del naturale’ gründet, die zu einer Ausbildungsstätte der lokalen Künstler wird und damit die wichtigsten ästhetischen Fragestellungen ins künstlerische Umfeld von Lucca bringt. Paolinis wichtige Rolle im künstlerischen Umfeld Luccas wird vor allem durch sein Ansehen unter den Zeitgenossen bestätigt, welches durch Berichterstattung und Zeitgeschichte dokumentiert ist und dem in einem Essay von Eva Struhal über die ‘pittura e poesia a Lucca nel Seicento: il caso di Pietro Paolini, in Lucca città d’arte e i suoi archivi’, Marsilio 2001, S. 389, zusätzlich Rechnung getragen wird. Der lucchesische Historiker Giacomo Sardini (1751 – 1811) schreibt über das Leben des Malers Pietro Paolini: ’Unter den strahlendsten der lucchesischen Malerschule ist Pietro Paolini, aus mehr Gründen als niedergeschrieben werden können, unser ’Guercino’ der nicht nur mit seinen unzähligen Werken unsere Kirchen und Paläste bereichert sondern die Malkunst zur Blüte erhebt ..’ (vgl. A. S. L. Archivio Sardini, Ms 124, G. Sandini Notizie di Pietro Paolini, S. 525). Ebenso wie der größte Teil der hinterlassenen Genreszenen dieses Künstlers weist auch dieses um 1640 entstandene Gemälde die Besonderheit der engen (bereits erwähnten) Wechselbeziehung zu Stechern, Ziseleuren, Wissenschaftlern auf, die in der Tatsache seine Bestätigung findet, dass Paolinis Werke nicht nur den Ansprüchen astronomischen Wissens sondern auch einer dekorativen Wirkung gerecht werden. ’Dieses Werk von Paolini ist durch die Neuaufnahme eines bekannten Motivs von besonderer Bedeutung. Es thematisiert die Vereinigung von Musik als Tätigkeit des Geistes und ihrer handwerklichen Darstellung durch die alten Geigenbauer, welche durch die Erschaffung und stimmliche Wartung den Instrumenten im wahrsten Sinn des Wortes ‘Leben schenken’. Der junge Instrumentenbauer, zeigt sich eingeschlossen im Mikrokosmos seiner Werkstatt, wo er ordentlich aufgereiht - und nicht ohne Stolz - sein Handwerkszeug, vor ihm auf dem Tisch, präsentiert (cf. P. Giusti Maccari in AA. VV. Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di galileo, Ausstellungskatalog: Pisa 2009, S. 319, Nr. 145). Unser junger ‘Konstrukteur’ hält in seiner linken Hand einen Stechzirkel, an dem man das achteckige Gelenk erkennt, welches die beiden Stäbe verbindet. Die Art und Weise, wie die Figur den Zirkel bei den Stäben zusammenhält, lässt vermuten, dass er mittels der Feile in seiner Rechten das Gelenk bearbeitet. Auf dem Tisch präsentieren sich (von links nach rechts) diverse Arbeitsinstrumente. In der Reihenfolge von links erkennt man den Griff einer Zange, einen am Tisch befestigten Schraubstock mit Metallsteg und einem Hebel der sich, um eine Schraube dreht, ein Hammer der längs auf dem Tisch liegt, eine Säge, deren Griff auf dem Hammer liegt und deren Schneide zum Betrachter zeigt, einen Bohrer mit Stiel und schließlich noch eine zweite Feile. Am äußersten rechten Rand des Tisches erkennt man einen Zirkel mit gedrehtem Einstellungsbogen. Die Tatsache, dass dieser Zirkel etwas isoliert zu den anderen Instrumenten dargestellt ist, lässt vermuten dass es sich hierbei nicht um ein Werkzeug, sondern um eine Erfindung des Instrumentenbauers handelt. Im Hintergrund links sieht man eine außergewöhnliche Armillarsphäre (tolemäisch oder kopernikanisch) bei der die Sphäre der Fixsterne als Glasglobus ausgeführt ist. Im rechten hinteren Bildteil erkennt man ein geometrisches Quadrat, welches sowohl für den astronomischen als auch vermessungstechnischen Gebrauch verwendet wurde (Stundenquadrant). Wir danken Dott. Giorgio Strano, Sammlungskurator des ‘Istituto e Museo di Storia della Scienza’ Florenz für die Hilfe bei der Zuschreibung des vorliegenden Gemäldes.

Questo dipinto, soltanto recentemente pubblicato, costituisce un’importante aggiunta al catalogo di Pietro Paolini. L’artista nato a Lucca nel 1603, fu inviato, all’età di sedici anni, dal padre a studiare a Roma dove, sotto la guida di Angelo Caroselli, prese conoscenza delle arti di numerose scuole come quella di Caravaggio, quella bolognese e quella fiorentina. Nel 1628 Paolini si reca a Venezia per approfondire la conoscenza della pittura veneta, ma nel 1631 torna a Lucca. Da quel momento in poi, Paolini visse probabilmente quasi sempre nella sua città d’origine dove nel 1640 fondò l’”Accademia del naturale” presso la quale si formerà ogni altro pittore locale, introducendo nell’ambiente lucchese le più importanti tematiche estetiche della nuova scuola naturalistica. Il ruolo del Paolini nel panorama lucchese, è di primaria rilevanza la sua reputazione tra i contemporanei è attestata dalle cronache e dalla documentazione dell’epoca, l’argomento è stato approfondito in un saggio da Eva Struhal in ‘Pittura e poesia a Lucca nel Seicento: il caso di Pietro Paolini, in Lucca città d’arte e i suoi archivi, Marsilio 2001, pag. 389’. Così inizia lo storico lucchese Giacomo Sardini (1751–1811) la vita del pittore Pietro Paolini ‘Fra i luminari della scuola lucchese nella pittura ha meritato per più ragioni d’essere ascritto a Pietro Paolini il quale non solamente è il nostro Guercino ed arricchì d’opere quasi innumerabili le nostre chiese e i nostri Palazzi ma ebbe scuola fiorita..’. (cf. A. S. L. Archivio Sardini, Ms 124, G. Sandini Notizie di Pietro Paolini, p. 525). Al pari della maggior parte delle scene di genere lasciate dal pittore questo dipinto, eseguito intorno al 1640, offre la particolarità di rappresentare un‘aspetto non particolarmente diffuso delle attività umane, ma di stretta correlazione con l‘attività esercitata dagli incisori- cesellatori e dagli scienziati, finalizzata alla realizzazione di oggetti capaci di soddisfare in contemporaneità esigenze di conoscenza scientifica e di impatto decorativo. ‘..L’opera è di particolare interesse per la riproposizione, da parte del Paolini del legame inscindibile che tiene uniti la Musica, intesa come attività dello spirito e del pensiero, e gli anziani liutai, ovvero coloro che, attraverso la costruzione degli strumenti atti a suonarla e alla conservazione della loro corretta resa armonica, le danno ‘materialmente’ vita. In modo analogo il giovane costruttore assolve alla funzione di fondamentale supporto a chi pratica l‘astronomia, al pari degli accordatori, si è volontariamente chiuso nel microcosmo della sua bottega, ben allineati, anzi esibiti con consapevole orgoglio, sul tavolo davanti a sè gli arnesi necessari al compimento del suo lavoro resi con la consueta capacità analitica.’ (cf. P. Giusti Maccari in AA. VV. Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, catalogo della mostra, Pisa 2009, p. 319, n. 145). Il nostro giovane ‘costruttore’ tiene nella mano sinistra un compasso di divisione, se ne scorge la nocella a sezione ottagonale che tiene unite le gambe. Il modo in cui il personaggio impugna il compasso chiuso per le gambe, fa pensare che egli sia intento a lavorare proprio la nocella con la lima che impugna nella mano destra. Sul tavolo, da sinistra a destra, compaiono vari strumenti da lavoro. Nell’ordine da sinistra si scorge il manico di una molla da banco; una morsa fermata al tavolo con una staffa di ferro e una maniglia che agisce su una vite; un martello, appoggiato in orizzontale sul tavolo; una sega, appoggiata con il manico sul martello e con l’arco e la lama rivolti verso chi guarda; un trapano con il manico, e infine una seconda lima. All’estremità destra del tavolo figura un compasso a balaustrino (con arco di vite curvo e dado a galletto per fissare l’apertura). Il fatto che questo compasso sia isolato rispetto agli altri fa presupporre che, più che strumento da lavoro, possa essere una delle realizzazioni del costruttore. Sullo sfondo appaiono invece, a sinistra, una sfera armillare (tolemaica o copernicana) che presenta la caratteristica insolita di avere la sfera delle stelle fisse costituita da un globo di vetro e a destra, un quadrato geometrico che era suscettibile di un uso promiscuo fra astronomia e rilevamento. Siamo grati al Dottor Giorgio Strano , curatore delle collezioni dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, per aver contribuito alla catalogazione del presente dipinto.

Provenienz: europäische Privatsammlung/collezione privata europea Ausstellung / Esposizione: Pisa, Palazzo Blu, Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, 9. Mai - 19. Juli 2009, Nr. 145 Literatur: Il cannocchiale e

Experte: Mark MacDonnell Mark MacDonnell
+43 1 515 60 403

oldmasters@dorotheum.com

21.04.2010 - 18:00

Schätzwert:
EUR 50.000,- bis EUR 70.000,-

Pietro Paolini


(Lucca 1603–1682) Erfinder von mathematischen Instrumenten/ Costruttore di strumenti matematici, Öl auf Leinwand, 87,3 x 66,5 cm, gerahmt

Provenienz: europäische Privatsammlung/collezione privata europea

Ausstellung / Esposizione: Pisa, Palazzo Blu, Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, 9. Mai - 19. Juli 2009, Nr. 145

Literatur: Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, catalogo della mostra, Pisa, 9 maggio - 19 luglio 2009, n. 145

Dieses Gemälde, welches erst kürzlich publiziert wurde, stellt eine wichtige Erweiterung im Katalog über Pietro Paolini, dar. Der Künstler, 1603 in Lucca geboren, wurde mit sechzehn Jahren vom Vater zu Studienzwecken nach Rom geschickt, wo er unter der Anleitung von Angelo Caroselli in den verschiedensten Malerschulen wie z. B. jener des Caravaggio oder der Bologneser und Florentiner Schule, unterwiesen wurde. Im Jahre 1628 begibt er sich nach Venedig, um seine Kenntnisse der venezianischen Malerei zu vertiefen, kehrt jedoch 1631 nach Lucca zurück. Die darauffolgenden fünfzig Jahre lebt Paolini, vermutlich ständig, in seiner Geburtsstadt wo er 1640 die ‘l’Accademia del naturale’ gründet, die zu einer Ausbildungsstätte der lokalen Künstler wird und damit die wichtigsten ästhetischen Fragestellungen ins künstlerische Umfeld von Lucca bringt. Paolinis wichtige Rolle im künstlerischen Umfeld Luccas wird vor allem durch sein Ansehen unter den Zeitgenossen bestätigt, welches durch Berichterstattung und Zeitgeschichte dokumentiert ist und dem in einem Essay von Eva Struhal über die ‘pittura e poesia a Lucca nel Seicento: il caso di Pietro Paolini, in Lucca città d’arte e i suoi archivi’, Marsilio 2001, S. 389, zusätzlich Rechnung getragen wird. Der lucchesische Historiker Giacomo Sardini (1751 – 1811) schreibt über das Leben des Malers Pietro Paolini: ’Unter den strahlendsten der lucchesischen Malerschule ist Pietro Paolini, aus mehr Gründen als niedergeschrieben werden können, unser ’Guercino’ der nicht nur mit seinen unzähligen Werken unsere Kirchen und Paläste bereichert sondern die Malkunst zur Blüte erhebt ..’ (vgl. A. S. L. Archivio Sardini, Ms 124, G. Sandini Notizie di Pietro Paolini, S. 525). Ebenso wie der größte Teil der hinterlassenen Genreszenen dieses Künstlers weist auch dieses um 1640 entstandene Gemälde die Besonderheit der engen (bereits erwähnten) Wechselbeziehung zu Stechern, Ziseleuren, Wissenschaftlern auf, die in der Tatsache seine Bestätigung findet, dass Paolinis Werke nicht nur den Ansprüchen astronomischen Wissens sondern auch einer dekorativen Wirkung gerecht werden. ’Dieses Werk von Paolini ist durch die Neuaufnahme eines bekannten Motivs von besonderer Bedeutung. Es thematisiert die Vereinigung von Musik als Tätigkeit des Geistes und ihrer handwerklichen Darstellung durch die alten Geigenbauer, welche durch die Erschaffung und stimmliche Wartung den Instrumenten im wahrsten Sinn des Wortes ‘Leben schenken’. Der junge Instrumentenbauer, zeigt sich eingeschlossen im Mikrokosmos seiner Werkstatt, wo er ordentlich aufgereiht - und nicht ohne Stolz - sein Handwerkszeug, vor ihm auf dem Tisch, präsentiert (cf. P. Giusti Maccari in AA. VV. Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di galileo, Ausstellungskatalog: Pisa 2009, S. 319, Nr. 145). Unser junger ‘Konstrukteur’ hält in seiner linken Hand einen Stechzirkel, an dem man das achteckige Gelenk erkennt, welches die beiden Stäbe verbindet. Die Art und Weise, wie die Figur den Zirkel bei den Stäben zusammenhält, lässt vermuten, dass er mittels der Feile in seiner Rechten das Gelenk bearbeitet. Auf dem Tisch präsentieren sich (von links nach rechts) diverse Arbeitsinstrumente. In der Reihenfolge von links erkennt man den Griff einer Zange, einen am Tisch befestigten Schraubstock mit Metallsteg und einem Hebel der sich, um eine Schraube dreht, ein Hammer der längs auf dem Tisch liegt, eine Säge, deren Griff auf dem Hammer liegt und deren Schneide zum Betrachter zeigt, einen Bohrer mit Stiel und schließlich noch eine zweite Feile. Am äußersten rechten Rand des Tisches erkennt man einen Zirkel mit gedrehtem Einstellungsbogen. Die Tatsache, dass dieser Zirkel etwas isoliert zu den anderen Instrumenten dargestellt ist, lässt vermuten dass es sich hierbei nicht um ein Werkzeug, sondern um eine Erfindung des Instrumentenbauers handelt. Im Hintergrund links sieht man eine außergewöhnliche Armillarsphäre (tolemäisch oder kopernikanisch) bei der die Sphäre der Fixsterne als Glasglobus ausgeführt ist. Im rechten hinteren Bildteil erkennt man ein geometrisches Quadrat, welches sowohl für den astronomischen als auch vermessungstechnischen Gebrauch verwendet wurde (Stundenquadrant). Wir danken Dott. Giorgio Strano, Sammlungskurator des ‘Istituto e Museo di Storia della Scienza’ Florenz für die Hilfe bei der Zuschreibung des vorliegenden Gemäldes.

Questo dipinto, soltanto recentemente pubblicato, costituisce un’importante aggiunta al catalogo di Pietro Paolini. L’artista nato a Lucca nel 1603, fu inviato, all’età di sedici anni, dal padre a studiare a Roma dove, sotto la guida di Angelo Caroselli, prese conoscenza delle arti di numerose scuole come quella di Caravaggio, quella bolognese e quella fiorentina. Nel 1628 Paolini si reca a Venezia per approfondire la conoscenza della pittura veneta, ma nel 1631 torna a Lucca. Da quel momento in poi, Paolini visse probabilmente quasi sempre nella sua città d’origine dove nel 1640 fondò l’”Accademia del naturale” presso la quale si formerà ogni altro pittore locale, introducendo nell’ambiente lucchese le più importanti tematiche estetiche della nuova scuola naturalistica. Il ruolo del Paolini nel panorama lucchese, è di primaria rilevanza la sua reputazione tra i contemporanei è attestata dalle cronache e dalla documentazione dell’epoca, l’argomento è stato approfondito in un saggio da Eva Struhal in ‘Pittura e poesia a Lucca nel Seicento: il caso di Pietro Paolini, in Lucca città d’arte e i suoi archivi, Marsilio 2001, pag. 389’. Così inizia lo storico lucchese Giacomo Sardini (1751–1811) la vita del pittore Pietro Paolini ‘Fra i luminari della scuola lucchese nella pittura ha meritato per più ragioni d’essere ascritto a Pietro Paolini il quale non solamente è il nostro Guercino ed arricchì d’opere quasi innumerabili le nostre chiese e i nostri Palazzi ma ebbe scuola fiorita..’. (cf. A. S. L. Archivio Sardini, Ms 124, G. Sandini Notizie di Pietro Paolini, p. 525). Al pari della maggior parte delle scene di genere lasciate dal pittore questo dipinto, eseguito intorno al 1640, offre la particolarità di rappresentare un‘aspetto non particolarmente diffuso delle attività umane, ma di stretta correlazione con l‘attività esercitata dagli incisori- cesellatori e dagli scienziati, finalizzata alla realizzazione di oggetti capaci di soddisfare in contemporaneità esigenze di conoscenza scientifica e di impatto decorativo. ‘..L’opera è di particolare interesse per la riproposizione, da parte del Paolini del legame inscindibile che tiene uniti la Musica, intesa come attività dello spirito e del pensiero, e gli anziani liutai, ovvero coloro che, attraverso la costruzione degli strumenti atti a suonarla e alla conservazione della loro corretta resa armonica, le danno ‘materialmente’ vita. In modo analogo il giovane costruttore assolve alla funzione di fondamentale supporto a chi pratica l‘astronomia, al pari degli accordatori, si è volontariamente chiuso nel microcosmo della sua bottega, ben allineati, anzi esibiti con consapevole orgoglio, sul tavolo davanti a sè gli arnesi necessari al compimento del suo lavoro resi con la consueta capacità analitica.’ (cf. P. Giusti Maccari in AA. VV. Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, catalogo della mostra, Pisa 2009, p. 319, n. 145). Il nostro giovane ‘costruttore’ tiene nella mano sinistra un compasso di divisione, se ne scorge la nocella a sezione ottagonale che tiene unite le gambe. Il modo in cui il personaggio impugna il compasso chiuso per le gambe, fa pensare che egli sia intento a lavorare proprio la nocella con la lima che impugna nella mano destra. Sul tavolo, da sinistra a destra, compaiono vari strumenti da lavoro. Nell’ordine da sinistra si scorge il manico di una molla da banco; una morsa fermata al tavolo con una staffa di ferro e una maniglia che agisce su una vite; un martello, appoggiato in orizzontale sul tavolo; una sega, appoggiata con il manico sul martello e con l’arco e la lama rivolti verso chi guarda; un trapano con il manico, e infine una seconda lima. All’estremità destra del tavolo figura un compasso a balaustrino (con arco di vite curvo e dado a galletto per fissare l’apertura). Il fatto che questo compasso sia isolato rispetto agli altri fa presupporre che, più che strumento da lavoro, possa essere una delle realizzazioni del costruttore. Sullo sfondo appaiono invece, a sinistra, una sfera armillare (tolemaica o copernicana) che presenta la caratteristica insolita di avere la sfera delle stelle fisse costituita da un globo di vetro e a destra, un quadrato geometrico che era suscettibile di un uso promiscuo fra astronomia e rilevamento. Siamo grati al Dottor Giorgio Strano , curatore delle collezioni dell’Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, per aver contribuito alla catalogazione del presente dipinto.

Provenienz: europäische Privatsammlung/collezione privata europea Ausstellung / Esposizione: Pisa, Palazzo Blu, Il cannocchiale e il pennello, nuova scienza e nuova arte nell’età di Galileo, 9. Mai - 19. Juli 2009, Nr. 145 Literatur: Il cannocchiale e

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Auktion: Alte Meister
Auktionstyp: Saalauktion
Datum: 21.04.2010 - 18:00
Auktionsort: Wien | Palais Dorotheum
Besichtigung: 10.04. - 21.04.2010