(nato a Padova nel 1937)
Rilievo ottico dinamico, 1966, sul verso: firmato e datato Alberto Biasi 62–66; con iscrizione: Rilievo Ottico Dinamico - Questa è una rielaborazione originale e unica di precedente dinamica del 1962; con dedica: “a Franco e Milly, miei assidui collezionisti ora carissimi amici, Alberto”. Pvc e legno, 162,5 x 162,5 cm (diagonale), 114 x 114 cm (lato), (AR)

Certificazione fotografica:
Archivio Alberto Biasi, MAAB Gallery, Milano, 18 marzo 2006, n. d’archivio CO236, con firma dell’artista.
L’opera è registrata presso l’Archivio Alberto Biasi, a cura della MAAB Gallery, Milano, n. d’archivio CO236.

Provenienza:
Collezione Prestini, Brescia (acquistato direttamente dall’artista nei primi anni ‘80)
Collezione privata europea

Bibliografia:
Luciano Caramel, Giovanni Granzotto (a cura di), Alberto Biasi. Cinetismo e arte programmata. La mostra dell’Eremitage di San Pietroburgo, catalogo della mostra tenutasi presso il Loggiato San Bartolomeo, Palermo, 23 settembre - 23 ottobre 2006, Il Cigno, 2006, n. 17 con riproduz.;
Brescia, Osservatorio d’Opera, Alberto Biasi. Opere dalla Collezione Prestini, 25 ottobre - 9 novembre 2008, catalogo della mostra p. 15 con riproduz.;
Addamiano (a cura di), Alberto Biasi. Rilievi ottico dinamici, Galleria Dep Art, Milan, 15 febbraio - 27 aprile 2013, catalogo della mostra p. 113, n. 83 con riproduz.

Dopo lo scioglimento del gruppo N (1966-67) si riscopre “solista”, si allontana – almeno in parte – dalle problematiche della psicologia e della percezione procedendo verso un approfondimento dei temi della forma, e delle spazialità cangianti.
Il nostro Rilievo ottico-dinamico del 1966 fa parte dell’omonimo ciclo di opere che trova già nella definizione il senso della poetica di Biasi: la ricerca, attraverso la scienza antica dell'ottica, di un dinamismo percettivo ed emotivo. Proveniente dalla raccolta privata di un importante collezionista – nonché amico di Biasi – che la acquistò dall’artista nei primi anni ’80, l’opera acquista dunque ancora più valore proprio perché impreziosita da quell’auspicabile, intimo rapporto che lega artista e collezionista.