(Karlsbad 1889 – Tullnerbach 1964)
Mulino nei pressi di Pappelleiten, Vorchdorf, firmato, datato J. Dobrowsky 1936, olio su tela, cm 60 x 73, in cornice, (K)

Provenienza:
collezione privata, Austria.

Al termine di una grande carriera artistica, si chiude qui forse anche un cerchio: mentre agli inizi Dobrowsky si è confrontato, oltre che con l'arte francese, soprattutto con la pittura del Rinascimento olandese e italiano, nella sua opera tarda egli arriva (ancora una volta) alla pittura (post-) impressionista. Ma anche in questo caso Dobrowsky rivolge il suo interesse scientifico alla pittura stessa. Il suo confronto con le posizioni artistiche equivale alla sua immedesimazione pittorico-filosofica negli altri (grandi) pittori. In tal senso, egli ha oltrepassato determinati capitoli della storia dell'arte, direttamente legati a Vienna e all'Austria, preparando con il suo contributo un terreno fertile sul quale i suoi allievi, fra cui Wolfgang Hollegha, Alfred Hrdlicka e Josef Mikl, avrebbero tratto le conseguenze definitive per l'avanguardia austriaca del dopoguerra. Ed è questo che rende Dobrowsky non soltanto un 'artista degli artisti', ossia un artista noto piuttosto fra gli artisti e gli esperti, ma anche un grande artista austriaco, che rivendica a sé l'attenzione internazionale e rende necessaria una rivalutazione. Si potrebbe ad esempio ricorrere alle neuroscienze, alla nostra percezione, alla reazione emotiva e all'esperire l'arte sotto l'aspetto biochimico. Eppure anche questo approccio in ultima analisi non può spiegare completamente che cosa è l'arte. L'arte ha sempre un residuo che oppone tenace resistenza; che non si lascia comprendere o tradurre né nella realtà sperimentale né nel linguaggio: è qui che sta per Dobrowsky la verità della pittura”.

Axel Köhne, Josef Dobrowsky, Wahrnehmung und Farbe, catalogo, Belvedere 2014