Lotto No. 529


Bottega di Tiziano Vecellio, detto Tiziano


Bottega di Tiziano Vecellio,  detto Tiziano - Dipinti antichi

(Pieve di Cadore 1477/90– 1576 Venezia) Santa Maddalena, olio su tela, cm 110,5 x 96, con cornice Provenienza:presumibilmente Benjamin West; presumibilmente asta Christie’s, Londra, 23–24 giugno 1820; Henry Petty Fitzmaurice, 3rd Marquess of Lansdowne, 1829; asta Christie, Manson & Woods King Street, St. James, Londra, 7 marzo 1930, n. 76 (come Tiziano); Saville Gallery, Londra; collezione privata europea. Mostre: British Institution, Londra 1829, n. 168. Bibliografia: A. Brownell Jameson, Companion to the Most Celebrated Private Galleries of Art in Londra, Londra 1844, pag. 311, n. 54 (come Tiziano, già collezione Cristina di Svezia e Filippo d’Orléans); presumibilmente W. Roberts, Memorial of Christie’s. A Record of Art from 1766–1896, Londra 1897, vol. I, pag. 95 (misure cm 47 x 37 in.) H. E. Wethey, The Paintings of Titian, Londra 1969, pag. 147 (al 125, n. 3, come copia ). Il dipinto in esame fu ritenuto un tempo opera integralmente autografa del Tiziano. Dopo aver esaminato il dipinto dal vivo, il prof. Lionello Puppi è giunto alla conclusione che si tratta di un lavoro di Tiziano e della sua bottega. Il professor Paul Joannides, dopo aver anch'egli esaminato il dipinto dal vivo, ritiene che si tratti di un'opera della bottega di Tiziano, laddove si potrebbe ipotizzare che Tiziano vi abbia messo mano egli stesso, nella sezione del cielo e del panneggio bianco, che ricopre il braccio di Maria Maddalena. Suggerendo interventi di questa natura si propone una metodologia di lavoro che non può esser definita razionale, ma Tiziano era solito aggiungere spesso un paio di pennellate per animare i dipinti eseguiti dalla sua bottega, e non sempre lo faceva nei brani più appariscenti delle composizioni. Tiziano dipinse due cicli di ritratti a mezza figura di Maria Maddalena in cui la postura della santa rappresenta una variazione di quella della Venere pudica. La prima serie risale agli anni Trenta del Cinquecento, ma l'esecuzione si protrasse probabilmente sino ai primi anni Quaranta. La prima opera di questo ciclo era presumibilmente destinata a Vittoria Colonna ed è oggi perduta. L'opera più antica che si sia conservata è quella di Palazzo Pitti a Firenze. In quella versione la Maddalena si copre senza grande efficacia le nudità soltanto con i capelli. Sono noti tre esempi di quest'iconografia, due su tavola e uno su tela. Le misure variano da cm 84 x 64 a cm 96 x 74 . Del secondo ciclo sono note tutte le opere (a quanto pare esistono sette versioni originali su tela, le cui misure variano da cm 128 x 103 a cm 105 x 95; tutti gli esemplari conservati o documentati sono datati agli anni Cinquanta, tranne uno). In questi la Maddalena è vestita in modo relativamente elaborato, con una veste bianca e un panno a righe rosse, bianche e nere. Negli esempi noti il disegno delle righe varia leggermente di disposizione, cosa che senz'altro corrispondeva alle intenzioni di Tiziano. In alcuni esempi – uno in una collezione privata, che fu pubblicato da Rearick, che lo identificò come già versione Badoer, e uno al Getty Museum – compare un secondo panno trasparente che scorre in diagonale dalla spalla sinistra della Maddalena verso il suo avambraccio destro. Alcune versioni, in particolare quella dell'Eremitage, proveniente dalla collezione Barbarigio, paiono interamente autografe, mentre altre, ad esempio quella di Stoccarda, sembrano essere in gran parte opera della bottega. Tuttavia un'evntuale ripulitura o restauro può portare a decisive nuove interpretazioni. Ad esempio la versione di Napoli, eseguita per Alessandro Farnese, si presenta ora, al termine di un recente restauro, in uno stato assai migliorato e viene oggi ritenuta nella maggior parte autografa. Non si sa quando Tiziano avesse concepito la seconda iconografia. A quanto pare verso la fine degli anni Quaranta aveva iniziato una Maddalena per Granvelle che tuttavia consegnò soltanto dopo la morte di Granvelle alla metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, e che oggi è andata perduta o non identificata. Si suppone che quest'ultima appartenesse alla seconda iconografia figurativa, ma non se ne ha certezza. Nel 1561 Tiziano eseguì una nuova versione destinata dapprima a Filippo II, ma quando Badoer gli fece pervenire una lauta offerta Tiziano decise di dipingerne una nuova per Filippo. La versione di Badoer, come già osservato in precedenza, fu identificata da Rearick in una collezione privata non pubblicata, mentre il quadro di Filippo fu a quanto pare distrutto in un incendio alla fine dell'Ottocento. Ne sono però note diverse copie (una delle quali è riprodotta nel catalogo della mostra su Tiziano al Prado nel 2004 al n. 47 ). Ovviamente è probabile che Tiziano e la sua bottega avessero dipinto altre versioni per committenti oggi sconosciuti, ma in seguito alla mancanza di documenti non è possibile affermare di quanti dipinti si tratti né a chi fossero destinati. Il dipinto in esame può essere avvicinato soprattutto alle versione dell'Eremitage e di Stoccarda. Il paesaggio nel mezzo campo è molto simile a quello di entrambi i quadri, benché l'albero si differenzi leggermente e la roccia sulla sinistra abbia una forma un po' diversa, mentre nel profilo e nella vegetazione è diverso da tutte le altre versioni. Pertanto non pare trattarsi né di una copia del dipinto dell'Eremitage né di una replica del quadro di Stoccarda, tanto più che lo stile è molto più compatto e definito con maggiore nettezza nella forma. Ed anche un'altra caratteristica, ancora più convincente, depone a sfavore dell'ipotesi della copia di uno dei due quadri: la veste rosata della Maddalena a strisce bianche e dorate. Questo schema cromatico non compare in nessun altra versione del soggetto, e non corrisponde nemmeno alla tavolozza di cui Tiziano e i suoi seguaci si servirono negli anni Sessanta del Cinquecento. In effetti è difficile trovarne una corrispondenza nell'intera produzione di Tiziano. La cosa più affine sembrerebbero il sottosella del ritratto equestre di Carlo V dopo la battaglia di Mühlberg del 1548 e la veste della Santa Caterina genuflessa nel dipinto di Filadelfia Madonna col Bambino e Santa Caterina, che la maggior parte degli scienziati a quanto pare data intorno al 1550 . In una lettera al cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, datata 10 settembre 1554, Tiziano ricorda l'invio di un dipinto con una “divota Maddalena“. Ciò potrebbe alludere al fatto che la versione in esame replica quella inviata al Granvelle, ma poiché quest'ultima è andata perduta, tale ipotesi deve restare una congettura e la questione della committenza deve restare aperta. Per riassumere si può affermare che il dipinto in oggetto è una copia o replica della bottega, eseguita presumibilmente intorno al 1550 - forse con alcuni ritocchi del Maestro di alcuni anni successivi – di un dipinto perduto che Tiziano eseguì nella seconda metà degli anni Quaranta del Cinquecento per un committente sconosciuto, e che la veste della Maddalena non si ripropone in nessuna delle versioni successive e che non ne esistono altri esempi. Siamo grati al professor Paul Joannides per averci aiutato a catalogare il dipinto in esame.

foto aggiuntive
Lansdowne House, Berkeley Square, London, Das Stadthaus der Marquess of Lansdowne, entworfen von Robert Adam.

15.10.2013 - 18:00

Prezzo realizzato: **
EUR 195.500,-
Stima:
EUR 100.000,- a EUR 150.000,-

Bottega di Tiziano Vecellio, detto Tiziano


(Pieve di Cadore 1477/90– 1576 Venezia) Santa Maddalena, olio su tela, cm 110,5 x 96, con cornice Provenienza:presumibilmente Benjamin West; presumibilmente asta Christie’s, Londra, 23–24 giugno 1820; Henry Petty Fitzmaurice, 3rd Marquess of Lansdowne, 1829; asta Christie, Manson & Woods King Street, St. James, Londra, 7 marzo 1930, n. 76 (come Tiziano); Saville Gallery, Londra; collezione privata europea. Mostre: British Institution, Londra 1829, n. 168. Bibliografia: A. Brownell Jameson, Companion to the Most Celebrated Private Galleries of Art in Londra, Londra 1844, pag. 311, n. 54 (come Tiziano, già collezione Cristina di Svezia e Filippo d’Orléans); presumibilmente W. Roberts, Memorial of Christie’s. A Record of Art from 1766–1896, Londra 1897, vol. I, pag. 95 (misure cm 47 x 37 in.) H. E. Wethey, The Paintings of Titian, Londra 1969, pag. 147 (al 125, n. 3, come copia ). Il dipinto in esame fu ritenuto un tempo opera integralmente autografa del Tiziano. Dopo aver esaminato il dipinto dal vivo, il prof. Lionello Puppi è giunto alla conclusione che si tratta di un lavoro di Tiziano e della sua bottega. Il professor Paul Joannides, dopo aver anch'egli esaminato il dipinto dal vivo, ritiene che si tratti di un'opera della bottega di Tiziano, laddove si potrebbe ipotizzare che Tiziano vi abbia messo mano egli stesso, nella sezione del cielo e del panneggio bianco, che ricopre il braccio di Maria Maddalena. Suggerendo interventi di questa natura si propone una metodologia di lavoro che non può esser definita razionale, ma Tiziano era solito aggiungere spesso un paio di pennellate per animare i dipinti eseguiti dalla sua bottega, e non sempre lo faceva nei brani più appariscenti delle composizioni. Tiziano dipinse due cicli di ritratti a mezza figura di Maria Maddalena in cui la postura della santa rappresenta una variazione di quella della Venere pudica. La prima serie risale agli anni Trenta del Cinquecento, ma l'esecuzione si protrasse probabilmente sino ai primi anni Quaranta. La prima opera di questo ciclo era presumibilmente destinata a Vittoria Colonna ed è oggi perduta. L'opera più antica che si sia conservata è quella di Palazzo Pitti a Firenze. In quella versione la Maddalena si copre senza grande efficacia le nudità soltanto con i capelli. Sono noti tre esempi di quest'iconografia, due su tavola e uno su tela. Le misure variano da cm 84 x 64 a cm 96 x 74 . Del secondo ciclo sono note tutte le opere (a quanto pare esistono sette versioni originali su tela, le cui misure variano da cm 128 x 103 a cm 105 x 95; tutti gli esemplari conservati o documentati sono datati agli anni Cinquanta, tranne uno). In questi la Maddalena è vestita in modo relativamente elaborato, con una veste bianca e un panno a righe rosse, bianche e nere. Negli esempi noti il disegno delle righe varia leggermente di disposizione, cosa che senz'altro corrispondeva alle intenzioni di Tiziano. In alcuni esempi – uno in una collezione privata, che fu pubblicato da Rearick, che lo identificò come già versione Badoer, e uno al Getty Museum – compare un secondo panno trasparente che scorre in diagonale dalla spalla sinistra della Maddalena verso il suo avambraccio destro. Alcune versioni, in particolare quella dell'Eremitage, proveniente dalla collezione Barbarigio, paiono interamente autografe, mentre altre, ad esempio quella di Stoccarda, sembrano essere in gran parte opera della bottega. Tuttavia un'evntuale ripulitura o restauro può portare a decisive nuove interpretazioni. Ad esempio la versione di Napoli, eseguita per Alessandro Farnese, si presenta ora, al termine di un recente restauro, in uno stato assai migliorato e viene oggi ritenuta nella maggior parte autografa. Non si sa quando Tiziano avesse concepito la seconda iconografia. A quanto pare verso la fine degli anni Quaranta aveva iniziato una Maddalena per Granvelle che tuttavia consegnò soltanto dopo la morte di Granvelle alla metà degli anni Cinquanta del Cinquecento, e che oggi è andata perduta o non identificata. Si suppone che quest'ultima appartenesse alla seconda iconografia figurativa, ma non se ne ha certezza. Nel 1561 Tiziano eseguì una nuova versione destinata dapprima a Filippo II, ma quando Badoer gli fece pervenire una lauta offerta Tiziano decise di dipingerne una nuova per Filippo. La versione di Badoer, come già osservato in precedenza, fu identificata da Rearick in una collezione privata non pubblicata, mentre il quadro di Filippo fu a quanto pare distrutto in un incendio alla fine dell'Ottocento. Ne sono però note diverse copie (una delle quali è riprodotta nel catalogo della mostra su Tiziano al Prado nel 2004 al n. 47 ). Ovviamente è probabile che Tiziano e la sua bottega avessero dipinto altre versioni per committenti oggi sconosciuti, ma in seguito alla mancanza di documenti non è possibile affermare di quanti dipinti si tratti né a chi fossero destinati. Il dipinto in esame può essere avvicinato soprattutto alle versione dell'Eremitage e di Stoccarda. Il paesaggio nel mezzo campo è molto simile a quello di entrambi i quadri, benché l'albero si differenzi leggermente e la roccia sulla sinistra abbia una forma un po' diversa, mentre nel profilo e nella vegetazione è diverso da tutte le altre versioni. Pertanto non pare trattarsi né di una copia del dipinto dell'Eremitage né di una replica del quadro di Stoccarda, tanto più che lo stile è molto più compatto e definito con maggiore nettezza nella forma. Ed anche un'altra caratteristica, ancora più convincente, depone a sfavore dell'ipotesi della copia di uno dei due quadri: la veste rosata della Maddalena a strisce bianche e dorate. Questo schema cromatico non compare in nessun altra versione del soggetto, e non corrisponde nemmeno alla tavolozza di cui Tiziano e i suoi seguaci si servirono negli anni Sessanta del Cinquecento. In effetti è difficile trovarne una corrispondenza nell'intera produzione di Tiziano. La cosa più affine sembrerebbero il sottosella del ritratto equestre di Carlo V dopo la battaglia di Mühlberg del 1548 e la veste della Santa Caterina genuflessa nel dipinto di Filadelfia Madonna col Bambino e Santa Caterina, che la maggior parte degli scienziati a quanto pare data intorno al 1550 . In una lettera al cardinale Antoine Perrenot de Granvelle, datata 10 settembre 1554, Tiziano ricorda l'invio di un dipinto con una “divota Maddalena“. Ciò potrebbe alludere al fatto che la versione in esame replica quella inviata al Granvelle, ma poiché quest'ultima è andata perduta, tale ipotesi deve restare una congettura e la questione della committenza deve restare aperta. Per riassumere si può affermare che il dipinto in oggetto è una copia o replica della bottega, eseguita presumibilmente intorno al 1550 - forse con alcuni ritocchi del Maestro di alcuni anni successivi – di un dipinto perduto che Tiziano eseguì nella seconda metà degli anni Quaranta del Cinquecento per un committente sconosciuto, e che la veste della Maddalena non si ripropone in nessuna delle versioni successive e che non ne esistono altri esempi. Siamo grati al professor Paul Joannides per averci aiutato a catalogare il dipinto in esame.

foto aggiuntive
Lansdowne House, Berkeley Square, London, Das Stadthaus der Marquess of Lansdowne, entworfen von Robert Adam.


Hotline dell'acquirente lun-ven: 10.00 - 17.00
old.masters@dorotheum.at

+43 1 515 60 403
Asta: Dipinti antichi
Tipo d'asta: Asta in sala
Data: 15.10.2013 - 18:00
Luogo dell'asta: Vienna | Palais Dorotheum
Esposizione: 05.10. - 15.10.2013


** Prezzo d'acquisto comprensivo di tassa di vendita e IVA

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