(nato a Salisburgo nel 1973)
“Anna” e “Otto”, 2003, due ritratti (dittico), olio su tela, ciascuno 64 x 50 cm, con cornice originale dell’artista

Il ritratto del gentiluomo con l’iscrizione: E. B. E. ... Göbel Nat. XV April 1789. Entrambi i dipinti con iscrizione sul verso: “Großmutter von Baron Emil Gödel-Lannoy” e “Großvater v. Baron Emil Gödel-Lannoy”

Provenienza:
Collezione privata, Vienna

Wolfgang Ullrich
Mode corporee

Markus Schinwald agisce sui vecchi dipinti in un modo che prima interessava solo il campo dell’architettura: li “ricostruisce”. Mentre gli edifici vengono costantemente ampliati, in parte demoliti o almeno vedono cambiare la disposizione delle stanze nel corso della loro storia, i dipinti - anche quelli di ignoti - infondono riverenza: raramente si intraprende altro che non siano misure di restauro. A differenza degli edifici, la loro forma originale va conservata o restaurata. Schinwald, invece, acquista dipinti (per lo più dell’Ottocento) in modo da poterli poi ridipingere, almeno in parte, e includervi ulteriori elementi. Dipinti che “non sono del tutto compatibili con il clima della nostra epoca” vengono alterati, come afferma egli stesso, “in modo tale da poter sopravvivere nelle condizioni attuali”.
I dipinti su cui lavora Schinwald raffigurano sempre persone. Ma nel suo lavoro un convenzionale ritratto borghese diventa l’immagine di un individuo il cui corpo appare controllato, addirittura deformato, da dispositivi peculiari. Cinghie e nodi comprimono il viso, una maschera o bende ne coprono alcune parti: le figure sembrano vincolate o limitate a poche azioni. Se a volte si può provare compassione per la persona trattata in questo modo, altre volte essa appare semplicemente assurda o buffa.
Tratto da: Markus Schinwald, Kunstverein Hannover/LENTOS Kunstmuseum Linz, Verlag für moderne Kunst, Norimberga 2011