(Glen Ridge/New Jersey 1954 nata)
“Untitled, #129”, 1983, C-Print, nell'etichetta sul retro con penna a sfera nera firmato, datato e numerato 7/18, 87 x 58,5 (107 x 80) cm, (EK)  

Riprodotto in:
Cindy Sherman, Photoarbeiten 1975–1995, pubblicato da Zdenek Felix e Martin Schwander, Schirmer/Mosel, riprod. 60.
Laforet Museum Harajuku, Tokyo, Cindy Sherman Exhibition, 1984, Cat. della mostra riprod., illustrazione a colori p. 17
Peter Schjeldahl, Cindy Sherman, 1987, illustrazione a colori tavolal 85
Cindy Sherman, Rochelle Steiner och Lorrie Moore, Cindy Sherman, 2003, illustrazione a colori p. 68
Cindy Sherman, Vanessa Beecroft och Arario Gallery, Her Bodies: Cindy Sherman & Vanessa Beecroft, 2004, Cat. della mostra riprod. p. 28 e cover
Lena Essling, Cindy Sherman, Untitled Horrors, illustrazione a colori p. 84
Musée d’Art et d’Industrie, Saint-Etienne, Cindy Sherman, 1984, Cat. della mostra riprod., p. 23
Rosalind Krauss, Cindy Sherman: Photographic Work 1975 – 1993, 1995, illustrazione a colori p. 119

Provenienza:
Metro Pictures New York (etichetta sul retro) 
Collezione privata Italia

... Cindy Sherman racconta che “la quantità di energia che investo in sentimenti in genere simulati e per l'allestimento delle mie foto, mi esaurisce, mi sfinisce letteralmente. la mia sola possibilità di rimanere obiettiva di fronte alle figure che ritraggo consiste nel distanziarmi fisicamente dal mio lavoro... Sono quando sono del tutto sola sono completamente me stessa. Considero la mia vita un campo di allenamento, una prova teatrale, perché sto continuamente recitando; con certe persone interpreto certi ruoli, per ottenere qualcosa che voglio, o per costringerle a comportarsi con me come vorrei che facessero” (1982, citato in Stockebrand 1985).
Da: Cindy Sherman, Photoarbeiten 1975–1995, pubblicato da Zdenek Felix e Martin Schwander, Schirmer/Mosel, 1995